In una situazione di transazione dai motori termici a quelli elettrici, i carburanti come gpl e metano stanno ritornando in auge. Ultimamente il biometano in particolare è tornato al centro delle cronache politiche. Scopriamo insieme bene i dettagli, compresi i vantaggi e svantaggi

 

Con l’introduzione delle stringenti norme antinquinamento, il mondo automotive sta cambiando rapidamente. A riprendere quota sono i carburanti come gpl e metano. Diverse case automobilistiche stanno per introdurre in veste ufficiale questa tecnologia sulle loro vetture. L’Audi ha da poco re-inserito la versione metano della A3, a giugno esce la Fiesta GPL ed anche la Micra sta per essere spinta da questo carburante.

 

Con prezzo che non ha mai subito variazioni improvvise ed abbastanza costante nel corso degli ultimi decenni, il metano è da sempre sinonimo di risparmio nell’utilizzo. Quello che negli ultimi anni sta prendendo largo è il cosiddetto bio-metano, ovvero la creazione del metano come derivato dal biogas.

 

Vediamo ora, per comprendere un pò meglio tutto, cosa sono quest’ultima tipologia di carburanti. In un tentativo sommario ma completo di spiegazione, possiamo dire che all’origine di tutto abbiamo i residui organici che derivano dai vegetali o animali, come ad esempio gli scarti dell’agricoltura, industria zootecnica e industrie di biomasse. Tutti questi materiali vanno incontro a decomposizione, grazie all’esistenza di alcuni batteri, andando a creare anidride carbonica, idrogeno e per l’appunto metano.

 

Evitando di spiegare le varie fasi di realizzazione di un biogas, possiamo però dire quali sono i vantaggi e svantaggi. Guardando gli aspetti positivi, l’anidride carbonica prodotta potrebbe pareggiare il bilancio di quella prodotta dalle piante. Inoltre andrebbe a impedire al metano di diffondersi eccessivamente nella troposfera, aspetto non da sottovalutare nella questione dei gas serra. Quest’ultimo dato non è minimamente un aspetto trascurabile, dato che per annullare un kg di metano servono ben 25 kg di anidride carbonica. Come aspetti negativi, abbiamo l’elevata quantità necessaria per andare a creare questo biogas. Per alimentare una centrale da 1MW, servono infatti 300 ettari di terreno, ovvero 3km quadrati, andando a sottrarli all’agricoltura, all’alimentazione umana e alle economie minime dei paesi meno sviluppati. Oltre a ciò abbiamo un problema legato ai cattivi odori prodotti durante la fase di fermentazione, parzialmente risolvibile con la sigillatura di queste vasche di trasformazione.

 

Tornando ai giorni nostri, il biometano è tornato di gran moda anche per via della scelta della provincia di Milano di autorizzare in modo autonomo, senza l’ok del Ministero dell’Ambiente, la realizzazione di impianti di produzione di metano dagli scarti. Tutto questo perchè da circa un anno da Roma non giungono risposte alla richiesta del capoluogo lombardo. Tutto ciò mentre in sicilia, la regione non autorizza la produzione di biocarburanti, quando proprio a Gela l’Eni li sta realizzando. La questione non sembra di facile risoluzione, proprio per via della complessità italiana delle autonomie locali e della titolarità nell’emettere autorizzazioni. A inizio 2018 il Veneto autorizzò un’azienda a procedere con il riciclo dei pannolini, con l’importante partnership della Procter&Gamble.

 

Milano ha quindi voluto andare oltre e decidere di procedere ad autorizzare il riciclo per produrre biometano. Il motivo che ha spinto l’autorità locale a prendere questa decisione è presto detto: il metano è già regolato in modo molto stringente da molti anni, con norme che non lasciano nulla alla fantasia, ed inoltre quello estratto dalla fermentazione è assolutamente identico a quello prodotto dalle estrazioni dai giacimenti.

 

Non è stata ancora promulgata la legge, ma la direzione a Milano è stata presa. Una rotta che porterà a breve ad una legge che potrebbe trovare molti seguaci nel giro di poco tempo e dare quindi una scossa al mondo del metano in Italia. Ci saranno ripercussioni sul fronte dei prezzi? Dipende quant’è la capacità produttiva del biometano, rispetto a quello tradizionale.

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