Agli appassionati di rally e auto sportive, il nome Lancia Delta, porta indietro subito agli anni ‘80. Per ben 5 anni è stata vincitrice del Titolo mondiale costruttori. Una storia che ora torna attuale per via di un appassionato imprenditore automotive.
Siamo al Salone dell’Automobile di Francoforte del 1987, quando fu presentata la prima evoluzione della Delta HF 4WD, ribattezzata Delta HF integrale. Era facilmente individuabile per via dei parafanghi allargati, un nuovo disegno di paraurti, minigonne e prese d’aria anteriori e sul cofano motore. Ora, a distanza di 30 anni, rivive il mito, per mano di Eugenio Amos, imprenditore del settore automotive con la passione per le Gran Turismo, di cui è pilota.
Figlio di un imprenditore automotive, che ha addirittura partecipato alla Dakar con un camion, per far conoscere i propri prodotti realizzati nella propria azienda, ha ereditato questa voglia di realizzare qualcosa di unico nelle quattro ruote. Più di 1.000 componenti sono stati infatti modificati e ri-aggiornati per riportare in auge il mito della Delta Integrale. Un progetto ambizioso, per la nuova società Automobili Amos, che vuole fare, quello poche settimane fa fece Singer con la Porsche 964.
La sede progettuale di questo nuovo bolide è Borromeo de Silva a Milano, ma le ambizioni sono molto alte, visto l’hashtag che troneggia nella descrizione del profilo Instagram “MakeLanciaGreatAgain”. Corpo in alluminio, più largo della versione tradizionale, e con uso massiccio di fibra di carbonio, che trae ispirazione alla Lancia Beta. Il tutto verrà però assemblato in piemonte, grazie al solido e ultra-specializzato indotto del mondo FIAT. Il primo debutto avverrà in versione privata nel garage, ad amici e potenziali clienti, dove verranno resi noti tutti i disegni progettuali e i vari rendering.
Gli interni sono stati completamente ridisegnati, scegliendo una via minimal sportiva. Questa tre porte non ha bisogno infatti di aspetti raffinati per essere notata. Eugenio Amos ha cercato, insieme al suo team di lavoro, di andare a pulire il più possibile ogni singolo aspetto, per trovare la vera essenza della vettura. Come unico particolare davvero curioso e interessante è un pulsante rosso, posizionato sulla console vecchio stile, di colorazione rossa e il disegno di un razzo. Funzionalità? Pare per spingere il motore al massimo della potenza.
La colorazione della carrozzeria è un verdone scuro, con alcuni dettagli nero opaco. Parliamo ad esempio dei cerchi in lega, della mascherina frontale e della maniglia delle portiere. Anche le prese sul cofano sono di questa colore. L’immancabile spoiler posteriore sollevato? Verde scuro.
Dettagli relativi al motore non se ne hanno, se non la potenza pari a 330 cavalli. La trazione rimarrà ovviamente integrale, per non snaturare lo stile di guida della vettura e per non presentare la personalizzazione di un modello, che poi non ha l’aspetto focale del veicolo originario.
Una rivisitazione quindi che ha l’obiettivo di riportare attuali quei ricordi fatti di odori, del morbido tatto d’Alcantara e di un rombo pieno del motore. Piccoli, ma fondamentali modifiche che corrispondono ad un prezzo di 300.000 euro.