La filiale statunitense della VW ha commissionato ad un’azienda hi tech, la trasformazione in elettrico, del mitico mini bus, tanto amato negli anni 70. Con un autonomia senza troppo pretese, è comunque un vero toccasana per una generazione hippie.
Chi non conosce il mitico Transporter della VW, in particolare le prime tre serie. Già, perchè dire “Transporter”, significa abbracciare una vasta serie di veicoli del gruppo tedesco, suddivisi tra trasporto merci e trasporto persone. Quello che a noi ora interessa, è la versione “persone” degli anni 70.
Introdotto nel 1949, aveva come struttura base quella del Maggiolino. Fu quasi un fatto fortuito se l’idea base fu dell’importatore olandese della VW, il quale vide all’interno della fabbrica un carrello allestito sulla base della Maggiolino. Da lì l’idea di proporre la creazione di un veicolo per trasporto merci.
Nel corso degli anni, le serie si diedero il cambio e perfezionarono la realizzazione del mezzo. Nel 1967 fu introdotta la seconda, nel 1979 la terza, nel 1990 la quarta, fino alla quinta del 2003 e sesta del 2014.
Il Type 2 del 1972, oggetto di questa trasformazione in elettrico, aveva ricevuto notevoli cambiamenti rispetto la prima serie. Ad esempio erano stati modificati i braccetti delle sospensioni anteriori, con benefici netti in termini di tenuta di strada. Oltre a questo, anche la sicurezza era aumentata, con l’introduzione dei freni a disco sull'asse anteriore. Anche il comfort era migliorato molto, con un sistema di riscaldamento e ventilazione più efficiente, ed uno spazio per persone e beni, aumentato rispetto al modello precedente.
A livello di motori termici, avevamo dei boxer raffreddati ad aria, con cilindrata pari a 1285 centimetri cubici (commercializzato soprattutto per il mercato italiano) e 1584 centimetri cubici, con potenze di 40 e 50 cavalli. Ed eccoci che siamo arrivati ai giorni nostri, con la trasformazione da propulsione termica ad elettrica.
L’azienda interpellata per questa modifica è stata la EV West, realtà specializzata nella conversione in elettrico. Lo schema propulsivo è quello della e-Golf, in un incrocio di generazioni niente male. Il quattro cilindri verrà sostituito da un motore da 100 kW, con una trasmissione ad una sola velocità. Detta in altre parole, non ci sono marce, ed è in pratica come guidare una vettura tradizionale con cambio automatico, a livello di sensazione. Il pacco batterie è da 35.8 kWh, posto dentro box ignifughi e rinforzati per evitare problematiche di varia natura, nel caso di incidenti o altro. Da un punto di vista di organizzazione degli spazi, il pacco batterie è stato posto dove originariamente era presente il serbatoio del carburante.
Da un punto di vista del design invece, poco o nulla cambia. La leva del cambio rimane, per impostare la “folle”, oppure i due sensi di marcia. All’interno del cruscotto, trova spazio un indicatore di autonomia residua, realizzato con uno stile analogico e non digitale.
E l’autonomia? I tecnici della EV West dichiarano che il mezzo riesce a percorrere 201 chilometri. Non è chiaramente un record per i veicoli elettrici, ma bisogna anche considerare l’aerodinamicità del mezzo, non proprio performante sotto questo punto di vista. Ma a parte questi aspetti, si tratta di un mezzo che molte persone vorrebbero nel proprio garage.