I gruppi PSA e Volkswagen stanno introducendo questo nuovo sistema di controllo delle emissioni. Anche le prime difficoltà sulla perdita di potenza, sono state risolte. Aria sempre più pulita nelle nostre città.
Il 2019 sta quasi per terminare, e probabilmente verrà ricordato come uno degli anni di maggiore cambiamento in ambito ambientale. Le manifestazioni pacifiche a sostegno del clima, si stanno diffondendo in modo omogeneo in tutto il mondo. C’è voglia di aria più pulita e di un futuro sostenibile a livello ambientale.
Anche i produttori di auto lo sanno, e si stanno adeguando. Il mondo dell’ibrido è ormai maturo, mentre per l’elettrico puro, ancora qualcosa a livello di infrastrutture c’è da fare. Ma i motori termici non stanno certo a guardare. Quest’anno infatti lo ricorderemo per l’introduzione in totot del GPF, il corrispettivo del FAP, ma questa volta per i motori a benzina.
A far partire tutto ci pensò il gruppo PSA nel 2000 con il FAP applicato ai motori diesel della 607. Grazie alla “cerina” (ossido di cerio), andava a combattere il particolato sottile prodotto durante la combustione. Subito le altre case produttrici si adeguarono velocemente, per coprire la totalità dei motori nel giro di qualche mese. Ed ora eccoci con il FAP dei motori benzina, denominato GPF.
Anche in questo caso, pionieri della tecnologia, sono stati i francesi del gruppo PSA, insieme al gruppo VW, che considera anche Seat e Skoda. Le tre lettere stanno a significare “Gasoline Particulate Filter” ed è applicato nei casi dei motori benzina ad iniezione diretta, ovvero la quasi totalità di quelli attualmente in produzione. Il funzionamento è analogo all’originario FAP, utilizzando sempre un elemento filtrante composto da un monolite ceramico con condotti chiusi ad un’estremità.
All’inizio questa tecnologia presentava alcune problematiche, come spesso accade nelle innovazioni appena uscite sul mercato. Si trattava di una perdita di potenza, rispetto agli stessi motori non dotati di questo dispositivo. A livello di test, il valore era di circa un 10% medio. Tale aspetto è stato però ben presto superato e perfezionato, come nel caso del gruppo PSA che ha introdotto un filtro con condotti a nido d’ape ad alta efficienza. Ed anche in questo caso, le altre case automobilistiche hanno seguito l’innovazione francese, correndo ai ripari per eliminare questa perdita di potenza.
Da un punto di vista tecnico, il funzionamento del GPF è più facilitato, rispetto al FAP, nella guida di tutti i giorni. Grazie infatti alla temperatura dei gas di scarico, che raggiungono nel benzina valori maggiori più rapidamente rispetto al diesel, anche in una guida prettamente cittadina il sistema funziona perfettamente. In parole più semplici possiamo dire che, a differenza del diesel che necessita condizioni più “particolari”, nel caso del benzina questo sistema di filtraggio dei gas di scarico funziona anche per tutte quelle persone che utilizzano l’auto prettamente in città.
A pensarci bene, chi acquista una vettura oggi, ha un’importante scelta da fare. Se viene utilizzata prevalentemente in città, è sicuramente meglio acquistarla a benzina, anche se i viaggi extra urbani avranno un costo di gestione più alti. Acquistare un diesel, per evitare questa saltuaria spesa maggiore, ora non ha più senso, sia per via delle future restrizioni di accesso alle città, ma anche per la difficoltà del diesel di andare a bruciare completamente il particolato catturato dal FAP, proprio perchè le temperature del diesel sono mediamente più basse.
Tutta questa rivoluzione è merito della recente normativa Euro 6c, la quale afferma che è indifferente l’alimentazione della vettura, rispetto alle soglie prestabilite a livello di inquinamento dell’aria.
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