L’amministrazione statunitense riconsidera i livelli introdotti da Obama e mira a limitare l’autonomia della California e di altri 12 stati. I costruttori? Festeggiano!
La notizia non arriva da un blogger indipendente o da qualche indiscrezione giornalistica, ma direttamente da Scott Pruitt, numero uno dell'agenzia governativa per la salvaguardia dell'ambiente, che attraverso il suo account Twitter ha affermato:
“The previous administration’s determination was wrong. Obama’s EPA cut the Midterm Evaluation process short with politically charged expediency, made assumptions about the standards that didn’t comport with reality & set the standards too high.”
“La determinazione della precedente amministrazione era sbagliata. L'EPA di Obama ha abbreviato il processo di valutazione a medio termine con espedienti politicamente carichi, facendo ipotesi sugli standard che non erano conformi alla realtà e ha fissato gli standard troppo alti”
Cinque anni fa, l’amministrazione Obama aveva introdotto alcune norma, conosciute con l’acronimo Cafe (Corporate Average Fuel Economy), il cui intento era quello di limitare le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera, andando a interessare le emissioni che la combustione dei veicoli produce. In che modo? Aumentando l’efficienza dei motori, spingendola a circa 4.30 litri per 100 chilometri.
L’inquinamento presente nell’aria dipende da molti fattori, partendo dall’industria, passando attraverso le nostre case, fino ai veicoli che utilizziamo tutti i giorni per i nostri spostamenti. Pensiamo ad esempio a tutti i processi produttivi che rilasciano nell’aria emissioni gassose, con presenza di particolato leggero sospeso. Esse sono una delle principali fonti di inquinamento, ma la regolamentazione è complicata, costosa e non facilmente realizzabile in un arco temporale breve. Se anche un paese decide di intervenire e limitare, o per lo meno a regolamentare queste sostanze presenti nell’aria, sicuramente è un aspetto che va a intaccare anche aspetti politici, socio-economici e di delicati equilibri politici. Discorso diverso, ma di uguale difficoltà attuativa, è l’ammodernamento del sistema di efficienza energetica delle nostre abitazioni. La semplice sostituzione delle caldaie, con altre più moderne, non implica un innalzamento dell’efficienza complessiva, in quanto andrebbero sostituite anche le finestre ad esempio, con altre più isolanti. Gli stati hanno provato a introdurre incentivi in tal senso, anche con risvolti di deduzione fiscale, ma certamente non possiamo pensare di andare a cambiare il destino del mondo con limitati cambiamenti nelle nostre case. Discorso diverso riguarda le nostre auto, in quanto possono essere considerati “beni di consumo” destinati ad essere cambiati dalla popolazione. Da qui è un immediato la considerazione che sono le stesse case automobilistiche ad avere un ritorno sia economico, sia d’immagine, nel fatto di creare e valorizzare veicoli e motori con sempre una maggiore efficienza in termini di consumi, ma anche di emissioni. Una volta si enfatizzavano le prestazioni in termini di velocità, accelerazione e tenuta di strada, mentre ora, anche a causa di una situazione economica che da poco è ripartita, si sottolinea sempre di più un risparmio in termini di consumi. Di pari passo vanno le emissioni, in quanto se un motore consuma poco, produce anche poche emissioni nell’aria. Un caso estremo? I motori elettrici, dove grazie all’energia elettrica, le emissioni nell’aria sono pari a zero.
Ogni stato aveva cercato di limitare le emissioni, ed anche le città. Le famose “domeniche ecologiche” sono il caso lampante di tale politica, ma sono semplicemente una conseguenza di una direttiva europea che impone un limite massimo di sforamento di PM10 nell’aria alle città, pena sanzioni economiche. Va da sè che questa strategia è quella più utilizzata e maggiormente abusata dai sindaci, anche perché non è direttamente connesso il concetto di “blocco del traffico-diminuzione delle PM10”. Situazioni meteorologiche di assenza di vento, conformazioni geologiche particolari, possono infatti rallentare i benefici di queste domeniche verdi.
Negli Stati Uniti d’America, era stata introdotta una legge, la Clean Air Act, che permetteva alla California di andare a personalizzare i livelli di emissioni. Tale legge fu poi adottata da altri 12 stati, che ora si vedono mirare tale libertà a causa della nuova amministrazione Trump.
In conclusione, Trump vuole andare ad allentare gli standard che limitano le emissioni di sostanze inquinanti da parte delle auto. Le cause automobilistiche esultano in modo contenuto, in quanto “minor regole stringenti” significa “minor spese per ricerca e sviluppato” e di conseguenza “maggior profitto”. L’amministrazione americana ha l’intenzione di aumentare la sostenibilità economica delle industrie e di permettere alla popolazione di poter acquistare le auto che meglio ritengono appropriate, per le proprie esigenze, senza andare a intaccare eccessivamente i propri portafogli. Non ci sono chiare indicazioni su come l’impatto ambientale, e il rispetto del nostro pianeta, siano prese in considerazione in fase di progettazione e costruzione di un’auto. E’ una cosa sicuramente importante che l’industria automobilistica sia un salute, ma questo non dovrebbe andare a minare lo stato di salute della Terra. L’amministrazione americana terrà in considerazione ciò?
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