La storica azienda bolognese, è stata rilanciata dalla KSR con un’operazione di marketing puro. Con motore Zongshen, il nuovo Madison promette consumi veramente interessanti, anche se certe plastiche sono un po troppo plasticose. 

Malaguti è da sempre stata un’azienda a conduzione familiare, fino dalla sua fondazione nel lontano 1930. Antonino Malaguti aprì nel capoluogo emiliano un negozio come rivendita e riparazione di biciclette, ad un’età veramente giovane. In poco tempo l’attività si espanse e iniziò a produrre velocipedi, in primis per il territorio limitrofo, ma poi si espanse nel dopoguerra. Nel 1949 iniziò infatti a costruire un bicimotore molto economico, caratterizzato da un telaio a trave centrale di derivazione ciclistica, con trazione a rullo e motore Mosquito. Il resto è storia, con i mitici motorini F10 e F12 che fecero impazzire i ragazzini degli anni ‘90 e che possederlo era qualcosa di uno status superiore. Il duro colpo per gli appassionati arrivò nell’ottobre del 2011, quando fu dichiarato una situazioni di difficoltà economica dell’azienda, che culminò con la chiusura dell’attività nel febbraio del 2012. Ma proprio quando tutto sembrava non rinascere più, la stessa famiglia Malaguti ha deciso di ripartire dando in questo caso la licenza del marchio a KSR Group, gruppo austriaco che è già proprietario della Lambretta. 

L’annuncio, da parte degli austriaci, era quello di utilizzare motori Aprilia, ma alla fine per rilanciare il Madison hanno scelto motori non proprio italiani. Sono infatti dell’azienda Zongshen i cilindri che spingeranno la nuova vita del maxi scooter che aveva fatto storia in Italia, nella sua seconda vita. Il nuovo arrivato ha un motore da 278 centimetri cubici e 21 cavalli di potenza, proprio come la Vespa 300 nella serie precedente. Per chi si aspetta un’impostazione da scooter si sbaglia, in quanto sembra quasi di stare su una moto, con un telaio a doppia culla, con sospensioni anteriori a forcella con steli da 35 millimetri e sospensione posteriore  con ammortizzatore regolabile nel precarico. La trasmissione è automatica con frizione centrifuga, mentre i pneumatici anteriori sono 120/70-15 pollici e disco da 260mm, mentre nel posteriore parliamo di un 140/60 -14 pollici e disco da 240 mm.  
 I consumi promessi sono molto interessanti dal punto di vista numerico, in quanto in città si dovrebbe consumare appena 2 litri per fare 100 kilometri, mentre in autostrada con 5 litri facciamo la stessa distanza. Non male per chi lo usa prettamente nel traffico cittadino per i piccoli spostamenti, sfruttando le doti ciclistiche del nuovo Malaguti. Anche il peso è un fattore fondamentale, per questo aspetto, e in questo ambito con i suoi 170 kg, la guida in città è fluida. 

Quando ci si siede sul sedile, subito salta all’occhio il display in TFT che fornisce al pilota tutte le informazioni necessarie. Quello che un po non è perfettamente in linea con il nome della casa, è la posizione di guida. Una persona di corporatura media infatti, per impostazione della sella, è infatti spinto a stare indietro e questo va a minare la visibilità ottimale ad esempio degli specchietti laterali. Non certo il massimo per un centauro fare a cazzotti per vedere chi arriva da dietro nel traffico cittadino. 
Con colorazioni rosso e nero, dopotutto il comfort di guida c’è, tranne per la posizione di guida. Dopotutto dobbiamo anche guardare il portafoglio e per un prezzo come quello nel nuovo Malaguti, è difficile dire altro. Si parte infatti da circa 4.599 euro per la fase di lancio, un prezzo davvero interessante per uno scooter che si ispira un pò alla moto e con consumi molto performanti (almeno sulla carta).