Finalmente dopo anni di divergenze, sembra essere tornato il sereno all’interno del comparto nautica. Ucina e Nautica Italiana si sono rifondate, sotto il marchio di Confindustria Nautica. Non tutto è andato però come si sperava. Azimut-Benetti non rientrano in questo patto e rimangono esterni.
Ci si litiga un parcheggio in strada, figuriamoci questioni politiche ed economiche, dove girano miliardi di euro. Normale si potrebbe dire, quasi da non stupirsi. Eppure queste liti sono durate non poco, addirittura anni.
Tutto iniziò nel settembre del 2015, quattro anni e qualche mese or sono, quando un numero importante di aziende, tra l’altro le più grosse in termini di potere economico, hanno deciso di uscire da Ucina Confindustria Nautica, al fine di realizzare un proprio gruppo. Il nome scelto fu Nautica Italiana. In poco tempo circa 100 soci si unirono ed il regno fu affidato a Lamberto Tacoli. Per garantirsi una certa autonomia nel mondo politico, e delle fiere, si avviò quasi immediatamente una collaborazione con la Fiera di Milano per organizzare un salone nautico a Viareggio, andando a sfidare apertamente quello ultra noto di Genova.
Ma come si sa, da separati in casa, si dura poco. Anche in virtù che entrambe le realtà associative, si dividono uno dei maggiori paesi costruttori al mondo, per quel che riguarda la nautica. L’appeal italiano, in termini di design nautico, è quanto meno sul podio mondiale. Va da sé, che non c’erano solamente gli occhi italiani a guardare l’evolversi della diatriba.
Fattostà che nel finire del 2019, nel mese di dicembre per la precisione, è tornata la pace. Non definitiva, ma possiamo dire una buona pace, una base solida per una ricostruzione stabile nel futuro.
Il 18 e 19 dicembre scorso infatti, le assemblee soci delle due realtà, si sono riunite al fine di decretare la fine di questo scontro e convogliare sotto un unico cappello. Quest’ultimo è quello di Confindustria Nautica, ente superpartes che avrebbe dovuto far da garante a tutte le realtà. Eppure è mancato il ritorno di uno dei big del settore, ovvero Azimut-Benetti.
La data di ripartenza è stata lo scorso 6 febbraio, con una riunione a Genova, con tutti i nuovi soci. E’ partito quindi un periodo di integrazione, che mira a breve ad eleggere un nuovo presidente, dopo un periodo di transizione.
Le principali società che hanno deciso di convogliare sotto il nuovo cappello sono il Gruppo Ferretti (Ferretti Yachts, Pershing, Riva, Itama, Mochi, CRN, Custom Line, Wally), Baglietto e Cerri (entrambi del Gruppo Gavio), Perini Navi, Fincantieri Yachts, Sacs e Anvera/Lg. Anche importanti studi di progettazione hanno partecipato alla fusione, come Zuccon International e Francesco Paszkowski Design, e non da meno porti turistici come Porto Lotti, Marinedi Group e Marina di Portofino.
In totale, sono quasi 40 le realtà, tra aziende e altre forme, ad aver aderito finora. Purtroppo, come abbiamo già detto, non ha voluto partecipare a questa nuova azione della politica nautica Italiana, Azimut Benetti. Ed è un peccato per un sistema paese che deve quantomeno essere compatto per andare ad esprimere al meglio il proprio potenziale durante una fase di ripartenza, come quella che stavamo assistendo. Le divisioni infatti non portano a nulla di buono, in particolare se si parla di potere politico in relazione a decisioni del Governo Italiano.
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