Entro 7 anni avremmo i tutor anche nelle statali e non solo in autostrada. Una scelta presa dal Governo, per aumentare la sicurezza nelle nostre strade e per incoraggiare una guida rispettosa degli altri e dei limiti di velocità. Ma con alcuni appunti da conoscere.
I limiti di velocità sono croce e delizia per gli automobilisti. Ottimi per contrastare gli incidenti stradali, ma a volte risultano “stretti” per alcuni che vorrebbero liberare i cavalli della propria vettura o moto.
I nuovi sistemi si chiamano, dal punto di vista tecnico, SICVe PM, ed hanno come plus rispetto al vecchio sistema, di controllare non solo l’esatta corrispondenza tra i caratteri alfanumerici delle targhe, ma anche la corrispondenza fisica di quest’ultime. In questo modo il sistema è ancora più accurato dal punto di vista della rilevazione e i margini di errore si ridurranno.
All’inizio del mondo automotive, i limiti di velocità venivano stabiliti dalle amministrazioni locali, creando una miriade di limiti, molto spesso non segnalati e quindi difficilmente controllabili. Il governo Mussolini riordinò il tutto nel 1922 con la legge 3/22 dove introdusse il “criterio prudenziale soggettivo” al di fuori del perimetro cittadino, mentre per i centri urbani toccò aspettare il 1928. Le forze dell’ordine, non avendo sistemi di controllo oggettivi, avevano quindi con questa legge, un ampio potere decisionale, nell’intervenire e sanzionare gli automobilisti che avevano comportamenti ritenuti non consoni alla situazione. Tra il 1959 e il 1988 ci furono varie modifiche ai limiti, a seconda della cilindrata, luogo di rilevamente e quant’altro. Solo nell’89 ci fù un riordine complessivo, con il D.M. 333/89, il quale introdusse i limiti che attualmente sono in vigore.
Ed eccoci arrivati ai giorni nostri. La tecnologia ha permesso l’utilizzo di sistemi innovativi per comprendere la velocità istantanea e media di un’auto o moto lungo un tratto di strada. Utilizzati solamente in autostrada, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno permesso di ridurre notevolmente gli incidenti, decessi e feriti.
A rivelare l’introduzione di questi dispositivi, lungo le strade extraurbane, non è la Polizia Stradale o il Ministero per le Infrastrutture, ma la rivista economica-finanziaria Il Sole 24 Ore. Secondo il quotidiano infatti, tra le mille righe del decreto 70 di quest’anno, quello dedicato al via libera alla sperimentazione della guida autonoma lungo determinati tratti stradali individuati dalle autorità competenti, si nasconde un aspetto non da poco. Con un termine massimo temporale stabilito nel 2025, infatti si potrà attivare sistemi di controllo della velocità anche nelle strade stradali. La grossa novità che pare sta già scatenando non poche polemiche è insita nel fatto che i prossimi sistemi di rilevazione sono gestiti dalla Polizia Stradale, con una conseguente modifica del titolare delle entrate. In altre parole non sono più i Comuni a beneficiare delle contravvenzioni, dal punto di vista economico, ma bensì lo Stato. Questo aspetto è dovuto al fatto che nello stesso periodo verrà avviata la sperimentazione della guida autonoma e tale aspetto prevede un controllo complessivo e totale della situazione del traffico, che dovrà essere posta in capo alla Polizia Stradale, e non ai singoli Comuni.
In attesa di questa grande rivoluzione, che sarà certamente di aiuto per ridurre anche nei tratti extraurbani, situazioni di incidenti con connessi danni a veicoli, ma soprattutto alle persone, non ci resta che aspettare i nuovi Tutor che verranno attivati entro luglio. Un’estate all’insegna dei controlli stradali, al fine di rendere il trasferimento per le vacanze estive più sicuro e rilassante.
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