Nel primissimo dopoguerra fu realizzata una versione speciale della “Musone”, la 1100 derivata dalla 508 balilla ed uscita negli anni ‘30. Solo 401 pezzi realizzati, per una vettura che ha lasciato il segno della corsa per antonomasia su strada, la Mille Miglia. Vediamo i dettagli tecnici.
Come spesso accade, i grandi capolavori partono dalla reinterpretazione di qualche oggetto di culto e/o di massa. Questa volta, a fare da oggetto di test e quindi di rielaborazione, è la famosissima Fiat 508 balilla, prodotta a partire dal 1932. Prendendo il posto della 514, si può dire che è stata la vettura che ha portato la motorizzazione di massa nel nostro paese.
L’originale e prima versione della 508, era una berlina a due o quattro portiere, realizzata in acciaio, 4 posti, anche con una versione con capote in tela impermeabile. Con una trazione posteriore ed un motore posto nel cofano anteriore, aveva ingombri di appena 3.14 metri di lunghezza, 1.40 metri di larghezza e 1.53 metri di altezza. Il motore era un 4 cilindri, 4 tempi a benzina con rapporto di compressione 5.8:1 e il raffreddamento era a circolazione d’acqua. La cilindrata era di 995 centimetri cubici, e la potenza sprigionata era di appena 20 cavalli a 3400 giri motore.
Quello che nel primissimo dopoguerra fu realizzato, fu qualcosa di straordinario. Prendendo la 508, modificata negli anni in termini di potenza e struttura, Dante Giocosa realizzò una vettura che si fece notare fin da subito alla Mille Miglia, e non solo.
Caratterizzata da una linea totalmente pulita, senza neanche la presenza del paraurti, aveva addirittura la carenatura che copriva le ruote posteriori. Guardandola dal davanti, si ha una sensazione di auto sportiva e solida. La calandra era suddivisa in tre aree, una centrale con cromature verticali e due laterali con cromature basse orizzontali. Al centro della frontale, nella parte in basso, era presente il logo Fiat, che non andava a disturbare assolutamente la linea filante della vettura.
Per quel che riguarda il motore, è stato rivisto dall’originario motore della 508. Il volume è stato aumentato, arrivando a 1089 centimetri cubici, con in questo caso il radiatore dell’olio e la pompa dell’acqua di tipo centrifugo. Grazie anche all’albero a camme, la potenza che la vettura poteva sprigionare era di 51 cavalli a 5200 giri al minuti, due volte e mezzo rispetto alla prima balilla. Il peso della vettura era molto contenuto, se paragonato alle nostre attuali vetture, anche se non era realizzato in carbonio o alluminio, ed arrivava a toccare i 825 kg. Velocità massima dichiarata? 150 km/h.
Con pochi pezzi realizzati, il mondo delle corse fu ben presto il loro luogo perfetto per mostrare al mondo intero le potenzialità di sportività. Nel 1947 furono protagoniste della mitica corsa Mille Miglia, anche se non ne hanno ottenuto il successo. Quinti, sesti, settimini e noni, arrivarono quattro piloti italiani, chi più famoso, chi meno. Stiamo parlando rispettivamente dei duo Capelli-Gerli, Della Chiesa-Brandoli, Pasqualino, Balestrero-Bracco. L’anno dopo, nel 1948, nuove 1100S si presentarono al traguardo, con i fratelli Apruzzi, ottenendo il terzo piazzamento assoluto, seguite da altre tre loro simili, nelle prime quindici posizioni.
Vederle oggi circolare nelle nostre strade è molto difficile, quasi una rarità. Il motivo è molto semplice. Sebbene fossero vetture a tiratura limitata, pochissimi esemplari sono arrivati sani e salvi fino ai giorni nostri. Un esemplare è esposto al Centro Storico Fiat di Torino, insieme a tutta una serie di altre bellissime vetture della casa torinese dell’ultimo secolo.
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