Nell’ultimo Gran Premio di Russia 2018, la Mercedes ha chiesto a Bottas di far passare il compagno di squadra Hamilton, con una frenata abbastanza palese, per favorire il compagno verso il titolo mondiale. Un gesto non molto sportivo, ma che ha avuto in passato altri casi simili.

 

Tutti vorrebbero avere un compagno di squadra come Valtteri Bottas. Come mai? Perchè la vittoria di Hamilton del titolo mondiale, è anche merito del suo fedele compagno della Mercedes che ha applicato quello che la scuderia ha richiesto a circa metà gara. Un gesto per il quale De Coubertin avrebbe storto un pò il naso, ma che non è punibile secondo le recenti norme dell’organo che gestisce e controlla la F1.

 

Il famoso pulsante “tactics” è stato premuto da Toto Wolff, direttore esecutivo della Mercedes AMG F1. Il tutto è nato da un piccolo errore della scuderia della Stella, durante il pit stop, quando Hamilton ha perso una posizione a vantaggio di Vettel. Grazie ad una velocità superiore, il pilota inglese è stato in grado di pochissimi giri di sorpassare il ferrarista e porsi alle spalle del compagno di squadra. Ed è stato a quel punto, che per proteggere il candidato al titolo di campione del mondo, che Toto ha chiesto a Bottas di far passare il suo compagno di squadra.

 

Hamilton, sebbene contento in cuor suo di aver accumulato un importante vantaggio nei confronti di Vettel, a fine gara non ha nascosto il suo dispiacere su quanto accaduto.

 

“È stato in realtà un giorno difficile per noi, Valtteri è stato un signore a farmi passare per ottenere una doppietta di cui di solito saremmo euforici. Bottas ha fatto un grandissimo lavoro e meritava di vincere: posso immaginare quanto sia difficile per lui, ma è stato davvero un grande sforzo di squadra”

 

Come gesto materiale, durante la premiazione, l’inglese ha invitato il proprio compagno sul gradino più alto, il quale in un primo momento ha rifiutato, per poi accettare e godersi la sensazione di stare sul trono. Quello che è successo ieri, ai più attenti, ricorderà quello che è successo nel 2001 e 2002 tra Schumacher e Barrichello, allora compagni di squadra della Ferrari. In entrambi i casi, siamo in Austria, con Michael che cercava di arginare Coulthard, secondo in classifica, in una rimonta poi mai avvenuta (nel primo anno) e per consolidare un primato che mai nessuno avrebbe discusso. Se nel primo caso la voglia della scuderia di assicurare un mondiale al proprio pilota è comprensibile, poco senso ebbe il gesto del 2002, quando non c’era assolutamente senso porsi una situazione scomoda nei confronti dei media. Barrichello, come Bottas, eseguì gli ordini di scuderia, ma lo fece in modo palese andando a frenare all’ultima curva e facendo passare il proprio compagno di squadra nel rettilineo finale.

 

Quello che è successo in Russia e in Austria, non sono stati però gli unici episodi della storia di ordini di scuderia. Nel 1950 Taruffi fu obbligato a far passare il leggendario Fangio, in lotta per il mondiale, mentre quest’ultimo fu costretto a lasciar vincere il proprio compagno Moss, in occasione del Gran Premio d’Inghilterra, terra natale di Moss.

 

Qualche anno più tardi, nel 1964, sempre la Ferrari ordinò a Bandini di far passare Surtees per consentirgli di vincere il mondiale. Trentacinque anni dopo, furono ben due piloti del cavallino rampante (Schumacher e Salo) a far passare Irvine, in lotta per il mondiale, successivamente non vinto, a scapito di due vittorie certe.

 

E le volte che gli ordini di squadra non furono rispettati? 1981 Reutemann non favorì Jones, permettendo a Piquet di assicurarsi il titolo mondiale, oppure 1986 quando la Williams non decise chi fosse la prima guida, andando a favorire Prost nella vittoria finale. E ancora, nel 2006 Massa si rifiutò di far passare Schumacher.

 

Esistono mille altre situazioni dove gli ordini, la mancanza di quest’ultimi, o ancora peggio quelli mal nascosti, fecero saltare sulle sedie gli appassionati. In una carrellata veloce, nel 2008 in Cina tra Raikkonen e Massa, 2010 in Germania tra Massa e Alonso, 2010 in Turchia tra Webber e Vettel, 2013 tra Webber/Vettel e Hamilton/Rosberg in Malesia e molti altri.

 

Che dire, a volte è difficile accettare queste strategie di squadra, specie per il pilota costretto a farsi da parte, ma la questione di un campionato del mondo è qualcosa di veramente molto importante, sia in termini economici che d’immagine. E chi lo sa che un domani sarà Hamilton a dover restituire il favore a Bottas.

 

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