Il bolide della casa tedesca, che nell’ultima gara in salita Pikes Peak ha stabilito il record sul tempo, ha avuto una particolare preparazione tecnica. Per accorciare i tempi di realizzazione, è stata progettata grazie alla stampa 3d. Tutto, o meglio quasi tutto.
Pikes Peak 2018, la celebre gara che si disputa ogni anno sulla famosa montagna alta 4.301 metri del Colorado (USA), all’estremità orientale delle Montagne Rocciose, ha visto nel 2018 un risultato storico. Il record del tracciato, nella categoria Unlimited, è stato abbassato di ben 16 secondi da un’auto completamente elettrica. A realizzare questo incredibile record è stata la Volkswagen I.D. R, guidata dal francese Romain Dumas, andando ben oltre ogni più rosea immaginazione.
Andiamo per ordine però. Innanzitutto il percorso ha una lunghezza di ben 19.99 chilometri, che si sviluppano in 156 curve e tornanti. La pendenza media è del 7%, con punte massime del 10,5%. Fino all’edizione del 2012, la particolarità di questa gara stava nel fatto che il manto stradale era in parte asfaltato ed in parte sterrato, aspetto che si risolse per l’uniformità dell’asfalto, andando di conseguenza ad far abbassare i record di tempi. La scelta di tale azione non è stata effettuata per spinte di qualche pilota influente, ma semplicemente per preservare la montagna da un progressivo sgretolamento durante le piogge, dei pendii della montagna stessa. Oltre a ciò, chiunque osservi le immagini dei piloti in azione, noterà inoltre la totale assenza di guard-rail, con precipizi che si aprono a pochi centimetri dal manto stradale. Un brivido sia per chi guarda, ma anche sicuramente per chi guida ai limiti del possibile.
In questa storica gara, via via che i progressi tecnici e ingegneristici avanzavano, i tempi di percorrenza si abbassavano. Dai quasi 21 minuti stabiliti nella prima edizione del 1916 da Rea Lentz su una Romano Special, già nel primo dopoguerra i tempi si sono abbassati notevolmente. Nel 1946, Louis Unser sulla sua Maserati, fermò il cronometro a 15 minuti e 28 secondi, mentre per andare sotto i dieci minuti, abbiamo dovuto aspettare il 2011 con Nobuhiro Tajima a bordo della sua Suzuki SX4 V6 biturbo. Fino ad arrivare a quest’anno, con il muro degli otto minuti infranto dalla Volkswagen I.D. R, il prototipo elettrico a zero emissioni della casa di Wolfsburg.
A guardarla da fuori, sembra un vero e proprio bolide del campionato endurance nelle gare di durata. Gli alettoni posteriori e anteriori sono molto evidenti, nel tentativo di sfruttare al massimo la spinta aerodinamica, andando inoltre ad aumentare la stabilità in curva. Sotto il cofano ci sono due motori elettrici, con una potenza di 680 cavalli per poco più di mille chili. Tempi di accelerazione 0-100 km/h? 2.5 secondi.
Per realizzare il tutto sono serviti solo otto mesi di progettazione, anche grazie alla stampa 3d. Questa innovativa metodologia, che permette di creare pezzi in brevissimo tempo, grazie per l’appunto a stampanti specifiche, sta entrando sempre più nell’uso quotidiano dei progettisti. Circa duemila componenti di quest’auto, sono stati realizzati con questa tecnica, permettendo agli ingegneri di sviluppare test nella galleria del vento, innumerevoli test in scala 1:2. Centinaia di configurazioni diverse e continue correzioni che hanno portato in tempi record, a produrre una vettura da record.
Una precisazione però è doverosa. Non tutti i componenti sono stati realizzati con questa tecnica. Ci sono infatti alcuni pezzi che sono stati creati con i vecchi metodi produttivi, come la copertura lamellare superiore dei passaruota anteriori. Tutto ciò è dovuto al fatto che le stampanti 3d creano prodotti che non possono reggere importanti carichi meccanici. Una volta però individuati i pezzi realizzati in modo corretto, allora a quel punto possono essere successivamente realizzati con i tradizionali metodi produttivi in fibra di carbonio. In questo modo, il processo di ricerca e sviluppo del mezzo non ha impattato con rallentamenti vari dovuti alla creazione del singolo pezzo ad hoc.
Alcuni pezzi prodotti dalla tecnica 3d, sono stati inseriti direttamente nella vettura. Parliamo però di pezzi interni all’abitacolo, che quindi non risentono di sollecitazioni particolari, come staffe o leve. Queste parti, sebbene secondarie nella complessità di un mezzo del genere, hanno comunque fatto parte di una vettura che è entrata nella storia per aver battuto di ben 16 secondi, su 8 minuti complessivi, un record già eccezionale. Appuntamento all’edizione 2019, per altre 156 curve da brivido, questa volta reali e non stampate in 3d.
credit photo Volkswagen media press